IL VERO PREZZO DEI DELFINARI.
di Francesca Bacca
I delfini sono simbolo di libertà estrema, i loro salti acrobatici sono un inno alla vita.
Nulla giustifica la detenzione in cattività di un animale nato libero. La natura stessa non lo permette. L’uomo, però, per avidità, ha trovato il modo per tenere prigioniero il simbolo stesso della libertà.
Una mia cara amica mi ha mostrato un post che era stato condiviso massicciamente, nel quale un padre di famiglia in visita ad un delfinario lamentava la poca vitalità dei delfini, contestando il prezzo del biglietto. Questo episodio mi ha traumatizzata nel profondo: se un padre di famiglia, che riveste un ruolo educativo fondamentale, non riesce a capire di non poter pretendere da animali in cattività lo spettacolo della vita, chissà cosa potrà insegnare ai propri figli.
Ricordo quando, bimba di circa quattro anni, i miei genitori mi portarono allo zoo che aveva sede nel castello di Brescia: ricordo un orso polare magrissimo, in una sorta di piscina dall’acqua torbida, con del pane secco… Ricordo distintamente la mia tristezza e quella dei miei genitori. Dopo poco tempo, fortunatamente, quello zoo fu chiuso.
I delfini in libertà non vivono in branco, i maschi sono separati dalle femmine e si ritrovano solo durante il periodo riproduttivo. I maschi vivono in gruppi, vere e proprie bande che fanno scorrerie nei mari e negli oceani, sperimentando anche l’omosessualità. Ma una volta all’anno, essi sentono il richiamo alla procreazione, quindi si radunano per effettuare il ratto: il vero e proprio rapimento di una femmina fertile con cui tutti i membri del branco si accoppiano a turno.
Quello che apparentemente è uno stupro di gruppo, in realtà ha motivazioni ben precise. Il cucciolo di delfino nasce totalmente dipendente dalla madre e statisticamente nascono pari quantità di maschi e di femmine. Poiché molte femmine sono impegnate nella crescita della prole, ecco che quelle fertili sono numericamente molto inferiori rispetto al numero di maschi. L’accoppiamento avviene in ambiente liquido, quindi è necessaria la partecipazione attiva della femmina. Ecco perché non è affatto corretto parlare di stupro: il tutto avviene in modo ben programmato ed ogni maschio aspetta il proprio turno senza ferite, danni o alcun genere di violenza.
L’intelligenza di madre natura ci regala dunque un ennesimo mirabile esempio.
Ma cosa accade nei delfinari?!
Solitamente un maschio domina un gruppo di femmine. Data la discrepanza con quanto accade in natura, ovviamente l’uomo è intervenuto. Come?
Semplicemente con l’utilizzo di farmaci. Un gesto di meschinità e orrore tali da lasciare senza parole. È fondamentale una profonda riflessione.
Quando scoprii questa amara realtà avevo circa venti anni. Ricordo che rifiutai di partecipare ad una gita all’acquario di Genova, organizzata da alcuni colleghi. Non ho mai messo piede e mai metterò piede perché l’unico modo per fermare l’orrore di queste strutture è boicottarle. È una legge di mercato sempre ben funzionante: se viene meno la domanda, crolla anche l’offerta.
Parliamo ora delle acrobazie che tanto piacciono ai frequentatori di questi circhi di sofferenza.
In natura i grandi salti a cui assistiamo in mare hanno un motivo ben preciso: la caccia!
I delfini sono predatori, cacciano e sono particolarmente bravi nel farlo. Le fantastiche acrobazie di cui sono capaci sono un espediente per spezzare l’ordine dei banchi di pesce azzurro di cui si nutrono. La caduta dopo l’acrobazia determina l’isolamento di parte del pesce di cui poi i delfini fanno grandi scorpacciate. Come pensate che riescano gli addestratori a far compiere evoluzioni spettacolari a comando? Probabilmente un super orecchio, avvicinandosi un po’ agli artisti del delfinario, sentirebbe il loro stomaco brontolare. Serve aggiungere altro?
I delfini sono animali fantastici, da rispettare ed ammirare nel loro ambiente.
Indurre in cattività ciò che può avvenire solo in libertà è pura e semplice sevizia.
Mi addolora sempre la desensibilizzazione che noto nella società. Non si riconosce più la sofferenza. Anzi viene considerata uno spettacolo divertente. E per assistervi, si è disposti a pagare… Non stupitevi dunque quando, periodicamente, un’orca o un delfino aggredisce il suo addestratore. Voi cosa fareste al loro posto?
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