SUN, UNA GRANDE STORIA D’AMORE E CAPARBIETÀ

7 Gennaio 2021 By 0 Comments

Questa è la storia di Sun e Caterina, è la storia di una cucciolata particolare e di una donna che ha scelto l’unico cucciolo rifiutato dalla madre perché probabilmente troppo bianco.

Questa è una grandissima storia d’amore e di caparbietà, una testimonianza di come l’amore, la giusta considerazione ed il rispetto per la vita possano fare i giusti miracoli!

Lascio la parola a Caterina

Tutto iniziò quando perdemmo la nostra Jenny, dopo quasi 13 anni di vita insieme; dopo più di 15 giorni in casa era tutto immutato: la sua cuccia, i suoi giochi, i guinzagli, le ciotole, tutto al loro posto, immobili e silenziosi, con mio marito che continuava imperterrito a prepararle la pappa, per poi in lacrime, buttare via tutto. Incappai in un annuncio di una cucciolata privata di Border Collie che, manco a dirlo, andai subito a vedere. Incrociai due occhietti, uno blu e uno nero, che mi scrutavano guardinghi in un angolo e in quel momento, non so per quale motivo (ma l’ho imparai qualche mese dopo), capii che quei due occhietti dovevano venire a casa con noi…e così fu.

Il primo incontro

Mi ero ripromessa che con lui avrei voluto fare tutto, imparando dagli errori commessi e dai rimpianti che ci portavamo dietro; così, con un cucciolo per casa, tornammo bambini anche noi: giochi, divertimento, dolcezze, puppy class con tutti gli amici del campo, agility in cui era davvero un fenomeno. Ma all’età di 6 mesi mi accorsi che qualcosa non andava: era diventato intollerante alla macchina, qualsiasi cosa in movimento era motivo per dare di matto, non sopportava nessun tipo di rumore, in casa e fuori. Immaginate dunque la difficoltà ad usare persino il più piccolo elettrodomestico (non parliamo poi di attrezzi pesanti come motoseghe, decespugliatori o trattorino, visto che abbiamo un giardino grande da curare). Anche il solo camminare sulla ghiaia era un problema; non si faceva manipolare in nessun modo (no lavaggio, no pulizia orecchie, no spazzola), con la pettorina una guerra.

Nel suo recintino… Un po’ di pace!

Cominciò a non riuscire a dormire o meglio, quel dormi veglia costante misto ad allerta continua che non gli permetteva di riposare e rilassarsi. Gli facemmo quindi un box/recintino in casa e scoprimmo che quando veniva chiusa la porticina, il mondo si fermava per un po’, forse perché non aveva sollecitazioni esterne, si sdraiava e riusciva a tranquillizzarsi. Mio marito aveva scelto di lavorare solo con il turno della mattina, si svegliava alle 4 di notte per tornare nel primo pomeriggio, per non lasciarlo solo; quando arrivava a casa e dalla finestra notava che stava dormendo, tornava in macchina per riposare un po’, evitando di svegliarlo.

Io e Caterina, la mia mamma!

In casa era una giostra perenne, sempre in movimento, intorno al tavolo, su e giù dal divano e tutto precipitò quando cominciò a sbattere la testa contro il muro, in atteggiamento di autolesionismo. La sua sofferenza era diventata tale per cui, per non nuocere a noi, per non farci del male, si faceva del male da solo. Tutto il suo mondo solare era diventato improvvisamente buio; era angosciato, stressato, tutto era frenetico, perché con la velocità (propria anche della sua genetica) voleva risolvere ogni problema; non riusciva più a essere lucido, a pensare…a vivere! Dovevamo “fermarlo” per riuscire ad aprire uno dei suoi “cassettini” nella sua testolina e cominciare a riordinare tutto.

Ci affidammo quindi ad un professionista, un veterinario comportamentalista che, dopo una diagnosi di iperattività e ipersensibilità, cominciò a lavorare sulla calma, sul qui e ora, ci insegnò le prese per ricondurlo “alla realtà” nei suoi momenti di crisi acuta: io e mio marito dovevamo prenderlo in due e solo dopo diversi minuti cominciava a rilassarsi e a calmarsi; si girava, finalmente ti vedeva e tirava un sospirone forte che era il suo “grazie che mi hai fermato”.

Purtroppo però i miglioramenti non si vedevano, perché anche solo uno di quei cassettini non si voleva aprire; quindi prescrisse subito una terapia farmacologica che andava ad affiancare il lavoro che regolarmente svolgevamo con lui, per attenuare lo stato ancora elevato di stress e ansia in cui era piombato.

L’erba, questa sconosciuta!

Dopo quasi 3 mesi, in cui non si era risolto praticamente nulla e non si trovava la quadra, con un esaurimento nervoso alle porte, poco prima di Natale mi sento dire dal professionista che lo seguiva, che a quel punto avevamo solo due opzioni: il ricovero in struttura H24 dove sarebbe stato continuamente seguito da esperti, perché noi non eravamo in grado, oppure la cessione di proprietà.

Quello fu il colpo di grazia, mi crollò tutto il mondo addosso, piansi due giorni e due notti, caddi malamente ma mi rialzai e scelsi la terza opzione: quello era il mio cane, che contava su di noi, parte della famiglia e non sarebbe andato da nessuna parte. Noi non eravamo esperti, professionisti, nessuna preparazione, nessun master…ma Sun aveva bisogno del nostro aiuto, avremmo fatto a modo nostro ..punto!

Le prime corse!

Lavorammo tutto l’inverno e la primavera successiva, giorno dopo giorno. Piccolissimi passi, piccoli luci in fondo al tunnel che erano grandi conquiste, ci facevano capire che eravamo nella direzione giusta.. fino a quel fantastico giorno di luglio quando partimmo per la nostra prima vacanza in montagna in cui capimmo che lui era fuori dal tunnel e fu un esplosione di gioia! È stata una grande vittoria, un orgoglio che ancora mi porto dentro, perché in quel momento capii che stava venendo fuori il grande cane che è ancora oggi, dopo tanto lavoro fatto e che si fa ancora.. perché con i border non smetti mai di lavorare! Abbiamo cambiato macchina, perché abbiamo scoperto che soffre di claustrofobia, pertanto il trasportino, inteso come spazio segregato e chiuso lo sbarellava. Ora viaggia tranquillo e si gode il panorama, trovando anche il modo di riposare e vivere serenamente la gita o l’andare al parco.

Il contatto fisico, questo sconosciuto…

Un cane sensibile, affettuoso, che ha “tanta famiglia” nel cuore, che mantiene certo alcune fragilità e paure perché purtroppo per alcune cose non si è arrivati in tempo e sono entrate nel suo essere.

Una creatura che ogni giorno mi insegna qualcosa, dalla forza di combattere e rialzarsi allora, alla meraviglia di poter giocare con un bimbo oggi, al rapportarsi tranquillamente e senza pregiudizi (di sfera esclusivamente umana) con un WonderDog, magari cieco e sordo, ad incontrare casualmente una persona disabile o anziana e mettere da parte la frenesia “borderiana” per affiancarlo dolcemente quasi a dire “Appoggiati…io ci sono!”.

Il trattorino non fa più paura!

Nel tempo ho pensato a cosa poter fare per “onorare” la sua grande forza e il suo esempio, un qualcosa che potesse essere d’aiuto, nel mio piccolo, ad altre creature indifese e in difficoltà. Così ho messo a disposizione le mie conoscenze e la mia esperienza per creare eventi, cene, raccolte fondi, i cui proventi vengono totalmente destinati in beneficenza. Dopo diverse delusioni da parte di Associazioni a livello locale mi ripromisi di trovarne una il più lontano possibile, fatta di persone totalmente sconosciute. In FB continuava ad apparirmi una pagina in particolare e un giorno, presi il telefono e dall’altra parte mi rispose il Vice Presidente dell’Associazione Aronne Onlus di Agrigento; mi presentai e gli dissi che volevo organizzare un AperiBau per loro, avevo già location e l’entusiasmo del titolare. Sulla partecipazione delle persone ancora nutrivo perplessità, ma ci avrei lavorato! Forse mi prese per matta, ma sta di fatto che in due ore di evento raccolsi tanti soldini e feci un bancale con 200 kg di materiale per loro.

Da quel momento non ho più smesso, tanti eventi, tante raccolte e tanto materiale donato, tante le persone che nel tempo sono riuscita a coinvolgere e quest’anno hanno partecipato anche dall’estero.

https://www.youtube.com/watch?v=D52TKsMxnkY&feature=youtu.be

Sono orgogliosa? Assolutamente sì. Sono cose che mi riempiono la vita, conosco belle persone, uniche, piccole e grandi storie che arricchiscono il mio patrimonio di persona.

Il Direttore Marketing

E Sun? Lui ha ottenuto il titolo di Direttore Marketing delle imprese folli di mamma: coordina, gestisce le PR perché molto amato e tra uno evento e l’altro continuiamo con gli stage e i training, non da ultimo quello anti esche avvelenate, dove si impara a riconoscere e segnalare un possibile boccone avvelenato o comunque qualcosa di sospetto.

Preparando i gadget per la cena evento!

Recentemente abbiamo coinvolto un Animal Communicator perché avevamo bisogno di conferme rispetto a ciò che sospettavamo, avevamo bisogno di entrare in contatto con lui perché ci dicesse cosa gli facesse ancora paura, per riuscire a risolverla, se c’era qualcosa che non avrebbe voluto rifare, su ciò che pensava di noi e tanto altro. È stata un’esperienza fortissima dal punto di vista emotivo, perché in un’ora di conversazione l’interlocutore ci ha parlato di cose, avvenimenti e situazioni che solo noi e lui potevamo conoscere. Immagino ora l’incredulità nelle persone che leggono; lo capisco perché non è per tutti, devi crederci, devi sentirlo, devi avere un forte legame con la tua creatura e andare oltre…noi ne siamo stati felicissimi.

https://www.youtube.com/watch?v=G_SeowYEua8&feature=youtu.be

Ci siamo avvicinati al Tellington TTouch® con incredibili risultati sia per lui che per noi, per riuscire a trovare sollievo rispetto ai forti rumori, botti, spari durante il periodo della caccia, temporali e fuochi d’artificio. Appena ci si potrà spostare cominceremo l’esperienza del FreeWork, altra attività dove serve naso e testa che, per lui, significa tanta roba…

Perchè ricordatevelo: con un Border non smetti mai di lavorare.

La mia mamma mi porta sempre con sé!